Restauro bivacco Piero Cosi

Riapre il Bivacco Piero Cosi. 2014

Tratto da “Il Mattino di Padova”

Il Cai riapre il bivacco Piero Cosi
Il “nido” sull’Antelao creato da Redento Barcellan nel 1956 e copiato ovunque lungo l’arco alpino

di Simone Varroto

Tornerà presto a splendere il bivacco “Piero Cosi”, il più alto delle Dolomiti nonché il più copiato d’Italia. Questo nido salvavita d’alta quota, destinato a fare la storia dell’alpinismo moderno, se ne sta appollaiato fin dal 1956 a pochi metri dalla cima dell’Antelao, a 3.111 metri.
Dichiarato inagibile nel 2010, nelle prossime settimane subirà un’intervento di restauro deciso dal Cai di Padova, a cui appartiene, che ha così deciso di festeggiare i 150° anni di attività. C’è di che esserne orgogliosi, vista la numerosa prole di questo prototipo diffusa praticamente in tutta Italia, dal Cervino al Gran Sasso, dalle Pale di San Martino all’Appennino reggiano, in circa 120 esemplari. Conosciuto come “tipo Berti”, dal nome dell’omonima Fondazione, questo modello in legno rivestito di lamiera venne costruito per la prima volta nel 1956 dall’artigiano patavino Redento Barcellan per conto del Cai di Padova, i cui dirigenti volevano un nuovo tipo di bivacco, più confortevole e sicuro, come punto d’appoggio e riparo per gli alpinisti e gli operatori del soccorso alpino. Il suo successo fu tale che presto questo prototipo divenne lo standard sulle montagne italiane, con Barcellan chiamato dai Cai di tutta la penisola per costruirne di nuovi, per più di 30 anni. Il “Piero Cosi”, dedicato ad un giovane alpinista padovano scomparso prematuramente, si trova lungo la via normale dell’Antelao, a circa 150 metri dalla vetta, su un costone aereo. La struttura poggia con i quattro spigoli sulla roccia, mentre la pavimentazione, sollevata dal suolo, è sostenuta da una struttura di tubi innocenti. In seguito ad alcune segnalazioni e ad un primo sopralluogo, il bivacco è stato dichiarato “inagibile” nel 2010 dalla sezione del Cai di Padova, in quanto non ritenuto più sicuro. L’anno seguente, gli alpinisti padovani Francesco Capellari e Roberto Giacometti hanno effettuato un sopralluogo per valutare meglio le condizioni della struttura e gli interventi da realizzare per il suo ripristino, ritornando nel 2012 accompagnati dal presidente della sezione di Padova, Angelo Soravia, e da Zilio Leri, esperto in disgaggi ed Accademico del Cai. L’intervento di ripristino del bivacco sarà eseguiti dalla ditta di Roberto Giacometti, artigiano restauratore di Vo’ Euganeo, insieme al collaboratore Andrea Doardi. La struttura verrà sganciata ed imbragata per essere trasportata da un elicottero fino al rifugio Galassi, dove in dieci giorni di lavoro verrà rimessa in sesto. Utilizzato da circa una trentina di alpinisti a stagione, data la vetustà il bivacco ha bisogno di interventi strutturali sia all’esterno che all’interno, per sostituire i cavi tiranti di ancoraggio, sistemare il cappotto esterno, sostituire la pavimentazione in legno e gli arredi interni, ricostruire la scaletta esterna e la struttura di tubi che sostiene la struttura. Numerosi inoltre sono gli sponsor dell’iniziativa, molti dei quali tecnici, tra cui la famiglia Cosi, Sportler Padova, Fischer Padova, Ard Raccanello colorificio, Gallo Legnami Padova e Vettori Assicurazioni. La Sezione padovana del Cai ha chiesto inoltre il sostegno del Cai di Calalzo e delle organizzazioni locali (Comuni, Comunità Montana, Provincia, sezioni Cai e Soccorso Alpino).